COME SCEGLIERE IL PROPRIO TERAPEUTA

In un ambito così variegato e confuso, come quello che ha a che fare con le psicoterapie, scegliere approccio più confacente e quindi il giusto terapeuta è una impresa ardua. Spesso le persone si trovano a che fare con approcci e tecniche molto diverse fra loro dove ognuna di queste si propone spesso di essere la migliore e la più efficace. 


Vi sono psicoteraputi che praticano la terapia “familiare”, quelli che seguono lì’approccio “cognitivo”, quello “comportamentale”, oppure “psicoanalitico”e via dicendo, per non parlare poi delle tecniche oggi in voga indicate con nomi o acronimi poco comprensibili al grande pubblico: EMDR, Mindelfullness, terapia senso motoria ecc…

L’elenco potrebbe essere molto lungo, ma quello preme sottolineare è che abbiamo a che fare con approcci, che dal punto di vista pratico e teorico sono molto diversi fra di loro.

Il compito è apparentemente arduo, ma forse alcuni consigli come quelli che seguono possono, almeno questo è l’augurio, essere un po’ di aiuto.

La prima cosa che si può dire è quindi che: indipendentemente dal modo in cui si ha avuto un nominativo e si fissa un appuntamento, vale la pena utilizzare il primo o primi incontri per decidere se il professionista che avete davanti fa per voi, oppure se continuare la vostra ricerca.

Psicoterapeuta uomo o donna?

Talvolta gli utenti tendono a dare importanza al fatto di scegliere un teraputa uomo oppure una donna. Persino tra gli stessi psicologi, quando per esempio si deve fare un invio ad un collega, si sente puntualmente rivolgere questa domanda di rito all’interessato: -”ma preferisce uomo o donna? Dal mio punto di vista questa variabile non ha e non dovrebbe avere alcuna importanza. Proprio come in qualunque altra professione non è il sesso del professionista che conta, ma la sua professionalità, la sua formazione, la sua esperienza. È ovvio che se scegliamo un avvocato, un architetto, un consulente del lavoro, non ci basiamo sul sesso anzi questa è l’ultima variabile che ci interessa, ma allora perché per lo psicologo dovrebbe essere diverso?

Quindi possiamo proprio dire che il sesso non conta, ma che si dovrebbe considerare invece altre variabili molto più importanti.

La prima seduta: a pagamento oppure no?

Alcuni psicologi tendono a effettuare la prima seduta a titolo gratuito. Lo scopo del professionista è  naturalmente quello di attirare nuovi potenziali pazienti mentre quest’ultimo potrebbe essere indotto a scegliere di effettuare il primo colloquio da quello non si fa pagare. Va precisato che il primo incontro è spesso il più impegnativo e possiamo dire anche il più importante perché è quello del primo incontro. Riterrei normale che lo psicologo si faccia pagare ed è un peccato che il paziente arrivi a scegliere il suo futuro terapeuta sulla base di questo criterio.

La formazione dello psicologo: la sua analisi personale

Come abbiamo descritto in un articolo specifico, al di là della tecnica usata, il fatto che il terapeuta si sia sottoposto ad una analisi personale più completa e approfondita di quella di solito riservata ai pazienti, è un aspetto fondamentale a cui non si da abbastanza importanza.

Purtroppo la legislazione italiana non obbliga i futuri psicoterapeuti a sottoporsi ad un trattamento personale e quindi sono molti i professionisti che prendeno in carico pazienti senza essere stati a loro volta in trattamento psicoanalitico. A differenza di quello che avviene per altri tipi di attvità, le caratteristiche personali del professionista sono molto importanti per il buon esito di un trattamento.

Per potere affrontatare con il giusto equilibrio le problematiche del paziente è molto importante che il terapeuta abbia fatto a sua volta un lavoro su di se, così da non correre il rischio di “proiettare” sul paziente le sue stesse paure, i suoi stessi conflitti.  Pertanto riterrei importante informarsi con il terapeuta che andate ad incontrare, se ha fatto un lavoro psiconalitico adeguato su di se, lavoro che di solito dovrebbe avere avuto una frequenza plurisettimanale con terapeuti esperti.

Psicologo che dispensa consigli e approvazioni

in quest’ambito rientrano quegli interventi che tendono a spingere il paziente a svolgere certe attività o ad assumere certi comportamenti. I consigli potrebbero essere quelli in cui per esempio il terapeuta dice al paziente di smettere di frequentare quella persona, mentre una approvazione può essere esemplificata da un intervento in cui il terapeuta dice al paziente, mi fa molto piacere che lei abbia agito in questo modo, bene complimenti, ha fatto la cosa giusta. Tenderei a diffidare da questo tipo di interventi perché come afferma Gabbard (2014),  compromettono l’autonomia decisionale del paziente perché lo spingono a comportarsi in un certo modo per essere apprezzato dal terapeuta.

Un buon terapeuta dovrebbe “comprendere,” non “spiegare”.

Ho trovato illuminanti le parole di Odgen (2016) a proposito di questi due modi così diversi di approcciarsi al paziente. Dire al paziente: “..lei si è comportato in questo modo, o mi ha detto una certa cosa in seduta perchè si è spaventato di riconoscere una certa cosa ecc..” ecco una comunicazione di questo tipo “oggettivizza”, il paziente, fa affidamento sul suo pensiero conscio e il terapeuta in questo caso non sta parlando “con il soggetto”, ma “del soggetto”. Al contrario la comprensione implica, afferma Odgen, la condivisione di un vissuto comune, dove un aspetto essenziale di se stessi viene riconosciuto da un’altra persona. L’autore precisa di essersi reso conto che chiedere Perché? al paziente inviti quest’ultimo al fare leva sugli aspetti più consci della sua personalità. Invece la domanda: “Come si è sentito?” permetta una descrizione più ricca, carica di emozioni che deriva da aspetti più inconsci della personalità.

Anche questo quindi è un aspetto da tenere presente quando si fa un primo colloquio di conoscenza con quello che potrebbe essere il vostro psicoterapeuta.

Chiarezza nell’approccio teorico, nella metodologia utilizzata, e in generale nel piano di trattamento

il paziente ha diritto di sapere, dopo i primi incontri, quale secondo il terapeuta  è la natura dei problemi che vengono portati, quale metodologia quest’ultimo intende usare per affrontarli e possibilmente con quali tempi e con che calendario. E’ molto importante che tutto questo sia condiviso fra paziente e terapeuta, in questo modo si potrà realizzare una migliore alleanza di lavoro e il paziente sarà maggiormente motivato verso la terapia se ha capito e condiviso il tipo di intervento.  Il consiglio è quindi quello di scegliere un terapeuta che sappia dare informazioni chiare da questo punto di vista.

E a proposito delle terapie on line?

Sono molti i terapeuti, soprattutto in un periodo di Coronavirus come questo, che propongono terapie on line.
Sulla validità e sulla affidabilità di queste forme di terapia ci sono molte “scuole di pensiero” , ma credo che valgano due considerazioni di buon senso. A mio parere è difficile pensare che le terapie on line possano dare gli stessi risultati delle terapie tradizionali, altrimenti che senso avrebbe fare venire la gente negli studi professionali con quello che comporta in termini di dispendio di tempo, di energia, di denaro, quando tutto si potrebbe ugualmente fare stando nel proprio divano di casa evitando inutili spostamenti ? E poi che ne è del momento insostituibile dell’incontro, della presenza, dello scambio e in qualche modo dell’empatia che si instaura quando due persone sono nella stessa stanza, rispetto invece ad una comunicazione al telefono o in video chiamata? Insomma quello che è un buon surrogato in momenti particolari come quello del Coronavirus, non deve a mio parere, rappresentare la scelta d’elezione.

L’interesse, la curiosità, l’empatia da parte del terapeuta

Il fatto che il paziente incontri una persona che si senta a proprio agio, che non sia in ansia, che manifesti interesse e curiosità nei confronti del paziente, sono tutti elementi a favore quanto meno di un buon inizio della psicoterapia. Un altro aspetto che non si può dimenticare è la capacità del terapeuta di comunicare empatia. Proprio perché il termine è un po’ abusato, vale la pena precisare che cosa si intende: possiamo definire l’empatia come la capacità di percepire emotivamente quello che prova il paziente. Mentre altri termini come c omprensione, accettazione, vicinanza,descrivono una sorta di distanza emotiva nei confronti del vissuto del paziente, con empatia vogliamo significare la capacità del paziente di essere in quel momento “con il paziente” e condividere con lui le emozioni che ci sta portando. A volte terapeuti alle prime armi possono tendere ad assumere un atteggiamento di rigidità e di freddezza, oppure di silenzio e di passività.

E’ importante che il terapeuta crei una atmosfera in cui il paziente si senta libero di parlare, magari incoraggiando il paziente.

Prendere un appuntamento e fare un primo colloquio non significa avere scelto il proprio psicoterapeuta,

E’ quindi importante, quando ci si rivolge ad un professionista comprendere quale è la sua impostazione, il suo approccio, se utilizza più tecniche in modo

Certo la cosa migliore sarebbe quella di seguire il consiglio di qualche conoscente o amico, che ha fatto un esprienza di psicoterapia e che può indicare un buon professionista, ma anche questa soluzione può non metterci al riparo da eventuali delusioni.

Come muoversi allora in questo panorama?

Un approccio che va più in profondita permette di comprendere meglio quali sono i vissuti, le dinamiche, i conflitti interni del soggetto, mentre gli approcci orientati alla risoluzione del sintomo trascurano gli aspetti interiori, ma è pur vero che questi ultimi prevedono un percorso generalmente più breve rispetto ai primi.

senza entrare nei dettagli di tutti questi approcci, possiamo dire, che vi sono tecniche che sono orientate alla risoluzione del sintomo, e altre che invece cercano di comprendere e risolvere i conflitti interiorori e la problematica affettiva/esistenziale che si trova al di là del sintomo.

BIBLIOGRAFIA

Gabbard G.O (2014) “Psichiatria psicodinamica” Raffaello Cortina Editore, Milano

OGDEN T.H. (2016): “Vite non vissute. Esperienze in psicoanalisi”
Raffaello Cortina Editore, Milano

DR. DANIELE MOLHO PSICOTERAPEUTA, SESSUOLOGO CORBETTA MAGENTA

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