IL CALO DEL DESIDERIO: sindrome della società contemporanea industrializzata.

Daniele Molho, psicoterapeuta, psicanalista, sessuologo Magenta, Corbetta 
Divisione di Urologia – Unità Spinale, presidio di Magenta – A.O. di Legnano

“Dalla sessualità infantile emerge la sessualità normale dell’adulto attraverso una serie di processi evolutivi, di combinazioni, scissioni e repressioni, che non si svolgono quasi mai con perfetta compiutezza e lasciano perciò dietro di se la disposizione al regredire della funzione sotto forma di stati patologici.” (Freud, 1913)

Il desiderio è la separazione stessa che attrae, l’intervallo che diviene sensibile, l’assenza che ritorna alla presenza; quando tutto è sparito nel fondo della notte, la sparizione diventa, in quel ritorno, lo spessore dell’ombra che rende la carne più presente…(M. Blanchot, 1977)

Questa citazione letteraria ci permette di introdurre il concetto di desiderio e in modo suggestivo ci fa capire come noi desideriamo solo ciò che pensiamo, immaginiamo, riteniamo di poter raggiungere: il desiderio appare quindi un anello di congiunzione tra fantasia e realtà, tra presente e futuro.

Veniamo a questo punto a parlare del desiderio dal punto di vista psicologico, e in particolare del desiderio che ha a che fare con la sessualità.

Ecco come lo descrive Kernberg (1995): “:..in primo luogo c’è la ricerca del piacere, sempre orientata verso un’altra persona, un oggetto da penetrare e invadere o da cui essere penetrati o invasi.

E’ un desiderio di intimità, di fusione, che di necessità richiede di oltrepassare una barriera diventando una sola cosa con l’oggetto prescelto”. (Kernberg, 1995)

Le fantasie sessuali, prosegue l’autore, sia inconsce che consce, riportano
all’invasione alla penetrazione o alla appropriazione e includono la relazione tra sporgenze e aperture del corpo: pene, capezzoli, lingua, dita, per quanto riguarda l’aspetto penetrante e invasivo; vagina, bocca e ano dal lato ricettivo e accogliente.

Le differenze maschio- femmina sono insignificanti in questo caso, precisa l’’autore, entrambi desiderano penetrare ed essere penetrati dall’altro.

Una seconda caratteristica del desiderio erotico descritta nella psicoanalisi è l’identificazione con l’eccitazione sessuale e l’orgasmo del partner, allo scopo di godere di due esperienze fusionali complementari. L’elemento principale, qui, è il piacere che nasce dal desiderio dell’altro, dall’amore che si esprime nella risposta al proprio desiderio sessuale e dall’esperienza di estasi e di fusione che si accompagna.

C’è qui anche la sensazione di appartenere a entrambi i sessi nello stesso momento, di superare temporaneamente le barriere, di solito invalicabili, che separano i due sessi.

In altre parole si diventa l’altro, rimanendo nello stesso tempo se stessi.

Culmine di questa esperienza è naturalmente quella dell’orgasmo che consente di fondersi con l’altro, di trascendere da se stessi

Cerchiamo allora di capire come si inserisce, appunto nella società contemporanea industrializzata, il desiderio. società che ci ha reso “consumatori” perennemente insoddisfatti, in quanto, il desiderio sessuale, che dovrebbe dare lo slancio ed essere la nostra linfa vitale, viene come messo in sordina da altri desideri legato al nostro stile di vita consumistico.

Dire che il desiderio è ovunque, dice Demoulliè (2002) è dire una banalità: “il bisogno tende sempre più a scomparire nel mondo occidentale, un mondo di consumo e di sovrapproduzione tutto è diventato oggetto di desiderio: un automobile, un conto in banca, un piatto di spaghetti…

Quando ci si convince di non avere più bisogno di nulla, ci si concede al consumo della libido, questa nuova forma di valore aggiunto. La società dello spettacolo ha fatto di noi avidi consumatori, prosegue l’autore, di quei flussi di libido che avvolgono il mondo, circolano sugli schermi cinematografici e televisivi o affollano i circuiti di internet il desiderio si sposta sempre più in fretta, corre sulla superficie della terra, ci sfugge dalle mani: il piatto di spaghetti, l’automobile nuova, il conto in banca; ora sì che ci siamo.”

No, prosegue l’autore, dal punto di vista del desiderio non ci siamo per nulla: tutto lascia sempre più a desiderare.

Anche il desiderio sessuale diventerebbe una merce di scambio, piuttosto che essere qualche cosa di legato al proprio mondo emozionale. Ce ne rendiamo bene conto quando vediamo l’utilizzo della sessualità nei giornali, nella tv, su internet.

Viviamo in un mondo completamente erotizzato, dice Galimberti, in cui l’attrazione sessuale viene utilizzata a fini esclusivamente commerciali, per vendere un prodotto come vediamo continuamente nella pubblicità.

La sessualità cessa quindi di essere un tabù, ma questo, per paradossale che sia spenge il desiderio, perché ciò che è normale, ciò che è ovunque perde ogni forma di attrazione.

Addirittura, sostiene Willy Pasini,(1997) quanto più il rapporto di coppia è in crisi, quanto più la nostra società usa e sfrutta il desiderio.

Ma questo desiderio è sempre più rarefatto, sempre più distante, o potremmo dire, addirittura virtuale.

Si come nel caso di Kyoko, un personaggio Giapponese che ha fatto parlare di Se anche qui da noi.

Pasini spiega che Kyoko “…è una postar Giapponese di diciassette anni la quale incide dischi che finiscono in classifica, conduce trasmissioni radio, fa videoclip e riceve ogni settimana migliaia di lettere dai suoi fans…il punto però è che Kyoko non esiste, è un idolo virtuale e la cosa più sconcertante è che migliaia di Giapponesi, pur sapendo che è fatta solo di impulsi elettronici, si sono innamorati di lei.”

Se ai tempi di Freud, i pazienti soffrivano di “un senso di colpa nevrotico”, nel senso che avevano un atteggiamento eccessivamente giudicante con loro stessi, in cui per dirla in termini psicoanalitici, c’era l’azione di un Super Io severo, al contrario nei giorni nostri.

Oggi vediamo pazienti che si sentono soggettivamente vuoti, che hanno paura di non essere adeguati se non raggiungono certi livelli di bellezza, fama, guadagno ecc…questi aspetti “esteriori”, hanno come preso il posto di quelli legati agli aspetti più privati della propria identità e integrita.

Se dovessimo identificare la patologia prevalente nella nostra società, potremmo dire che viviamo in una dimensione “narcisistica”.

Secondo la psicoanalisi, “narcisiste” sono quelle personalità organizzate intorno al mantenimento della propria autostima tramite le conferme provenienti dall’esterno.

Pensiamo solo alla dimensione del lavoro, vissuto molto spesso anche questo come una estensione narcisistica della nostra autostima. Vediamo come il timore di non “contare abbastanza” ci spinge a interpretare il lavoro dando a questo un surplus di investimento (in termini di tempo ed energia) che non è proporzionale a quello che invece concediamo alla famiglia, agli affetti.

Vorrei mostrare un’altra immagine pubblicitaria che proprio in questi giorni si può vedere per le vie di Milano:
(DESCRIZIONE DIAPOSITIVA).

Questa pubblicità ci trasmette il messaggio che la donna di oggi non ha bisogno di vivere la sessualità con il partner perché può realizzare magicamente tutti i suoi desideri. Nella psicologia questa immagine, fa leva sulle fantasie di “onnipotenza narcisista”, dove il bisogno dell’altro viene negato e dove ogni cosa diventa realizzabile (tipo posso fare tutto e non ho bisogno di nessuno). E’ un messaggio forviante che fa leva sulle nostre fantasie più profonde, fantasie che per essere tenute in piedi impongono un prezzo molto alto all’uomo di oggi.

L’immagine prende quindi il posto della sostanza e quella che Jung definiva la persona, la parte di Se che si mostra al mondo, diventa più reale e sicura del nostro essere autentico

“Nelle società di massa e in tempi di rapido cambiamento l’impresione immediata che facciamo sugli altri può diventare molto più importante della nostra integrità e sincerità, qualità che continuano invece ad essere apprezzate nelle comunità più piccole e più stabili, dove le persone si conoscono abbastanza da dare di ognuna giudizi sulla sua storia e reputazione (Mc Williams, 1999)”.

Il narcisista ha un grande bisogno degli altri, ma solo in funzione di quel senso di identità e rassicurazione che gli altri, sono in grado di dargli. Gli altri vengono quindi utilizzate come “estensioni narcisistiche”

Solo persone che vivono con una personalità narcisista si rendono conto di quanto sia frustrante essere usati per svolgere una funzione di mantenimento dell’autostima, invece di essere percepita come una persona separata.

Possiamo facilmente capire come il costo più pesante di un orientamento narcisistico sia proprio nell’arresto della capacità di amare

Kohut (1992) ritiene che il superamento di un atteggiamento ipocrita nei riguardi del narcisismo è oggi necessario come era cent’anni fa il superamento della ipocrisia sessuale.

“Non dovremmo negare il nostro desiderio di dominare, di sentirci importanti, il desiderio di brillare, perché solo riconoscendo queste forze arcaiche potremmo trasformare il nostro bisogno di grandiosità e di esibizionismo, in quell’autostima sana e autentica che permette la condivisione e l’amore per l’altro”. (Kohut, 1992).

E veniamo proprio alla sessualità proprio in linea con quanto appena detto:

“Epoca di seduzione, più che di desiderio: epoca di body-building, di culto di un corpo da mostrare, epoca di chirurgia estetica. Epoca di modelli di ostentazione del potere. Epoca di competizione. Epoca di inibizione del desiderio” (Manara, 1994)

Secondo Manara, viviamo in un’epoca dove al tabù della sessualità è stato sostituito quello dell’intimità.

Il mito del Don Giovanni trova a mio parere spazio ampio nella nostra epoca, perché ci presenta un esempio di come la “seduzione” non sia finalizzata al desiderio della donna, ma semplicemente a fornire quelle conferme narcisistiche.. La donna in questo caso diventa un numero.

“La seduzione non è desiderio: essa è ciò che gioca col desiderio, ciò che si prende gioco del desiderio. Ciò che eclissa il desiderio, ciò che lo fa apparire e scomparire, ciò che indirizza le apparenze per fare il vuoto di fronte al desiderio dell’altro e farlo precipitare, secondo la propria forza o la propria logica, verso la fine “ (Baudrillad, 1984)

dove la seduzione, e in definitiva anche la sessualità, viene utilizzata non tanto per entrare in una relazione con l’altro, ma piuttosto per andare a confermare se stessi o peggio per “fare fuori l’altro”.

Secondo Demoulliè nella società dei consumi: – “il desiderio ha un prezzo ed un valore e questo è inevitabile fino a che la cultura del mondo occidentale continua a inventare nuove trappole per il desiderio, o attinge ai flussi di desiderio deviati..Il fatto è che il desiderio è una energia pericolosa e rivoluzionaria, e l’occidente moderno ha saputo farne un mercato, mentre un’altra parte del mondo continua infatti a trattare il desiderio con una violenza repressiva pari a quella imposta alle donne dall’integralismo islamico, dove le una e le altre non hanno diritto di cittadinanza.”
BIBLIOGRAFIA

Kernberg O “Relazioni d’amore” Cortina. MILANO 1995
Pasini W. “Desiderare il desiderio” Mondadori MILANO 1987
Mc Williams N. “La Diagnosi Psicoanalitica” Astrolabio ROMA, 1999
Kohut H. “Pensieri sul narcisismo e sulla rabbia narcisistica” Boringhieri. TORINO, 1992
Dumouliè C. “Il Desiderio” TORINO Einaudi, 2002